mercoledì 12 giugno 2013

La standardizzazione e la precisione


Qualunque organizzazione di una forza che richieda forniture di diverso tipo,  costanti e in grande quantità (come dire, un esercito che richiede vettovaglie come uniformi, munizioni e carburante) trova nella standardizzazione delle proprie necessità una parte fondamentale dell'approvvigionamento. Risulta infatti essere molto più complesso rifornire in modo adeguato un esercito se questo non ha, per esempio, un calibro uguale per tutti i cannoni usati nei propri reggimenti.

Questa (non) ovvia conclusione viene in realtà raggiunta solo con Napoleone, come già detto nella storia del cannone. Quest'ultimo, infatti, intuisce l'importanza fondamentale della standardizzazione e sfrutta al massimo la riforma fatta da Jean-Baptiste Vaquette de Gribeauval (1715-1789): il Gribeauval, comandante dell'arma dell'artiglieria, richiede infatti che tutti i cannoni vengano costruiti utilizzando gli stessi standard, per tutti gli arsenali di Franci. Con la riforma fatta dal generale i cannoni cosiddetti da campagna dovevano essere da 4, 8 o 12 libbre (il calibro veniva definito dal peso della palla, non dal diametro della bocca di fuoco) e dovevano essere costruiti seguendo un disegno uguale per tutti, realizzato con una precisione 2,228mm. Progettò anche delle dime con la funzione di verificare che la bocca da fuoco rientri nel margine d'errore previsto. Tutto questo portò a una notevole riduzione nella manutenzione dei cannoni, poiché questi erano effettivamente realizzati con parti intercambiabili tra di loro, permettendo di utilizzare le stesse linee di rifornimento per tutti i cannoni.

La standardizzazione dei calibri nelle armi da fuoco portatili si è effettivamente consolidata con le prime leve di massa, inizialmente assestandosi su calibri da circa 13 o 10 mm per le armi ad avancarica e 9 mm per quelle a retrocarica. Con la Prima Guerra Mondiale si affermarono le armi con un calibro che si aggirava attorno ai 7mm da entrambe le parti, questo perché i fabbricanti si erano resi conto del fatto che l'effettivo potere d'arresto del proiettile dipendeva più dalla velocità che dalla massa: un proiettile più leggero ma più veloce risultava comunque più letale di uno più pesante ma più lento. Durante la Guerra Fredda, con l'istituzione della NATO, si ebbe un'ulteriore standardizzazione che portò tutti i paesi dell'Alleanza ad adottare le cartucce che ancora oggi si usano, per esempio il 5.56. Qualcosa di simile venne fatto dai Paesi del Patto di Varsavia, che introdussero prima il cosiddetto 7.92 sovietico, sostituendolo poi con l'attuale 5.45.

L'altra faccia della standardizzazione è l'accuratezza con cui vengono realizzati i prodotti: la precisione, se nel periodo del pressappoco veniva tralasciata, viene ora enfatizzata in modo tale da avere pezzi sempre più affidabili e confacenti agli standard. L'introduzione dei primi metodi di controllo dei prodotti non fece altro che dare importanza a come il prodotto veniva realizzato: nell'arsenale torinese ogni pezzo doveva superare tre "test di qualità", che ne certificavano poi la sicurezza. La prima prova è il "test del fumo":

"La bocca del cannone è repentinamente tappata da un cannoniere con un sacchetto riempito di fieno. Contemporaneamente l'altro cannoniere con un dito chiude il «focone». La prima prova è superata se da nessuna fessura fuoriesce il minimo pennacchio di fumo. "

Vittorio Marchis, Storia delle macchine, pagina 150, Capitolo III: La consapevolezza della tecnologia, Roma-Bari : Laterza 2010

La seconda prova richiedeva che il cannone, dopo aver sparato tre colpi con carica crescente, venisse riempito d'acqua. Se non si trovavano perdite in alcun punto, la prova veniva superata.
L'ultima prova richiedeva l'uso del cosiddetto "gatto": 

"Un ordigno, irto di ganci e punte ricurve, viene introdotto all'interno della canna e fatto strisciare sulle pareti interne. Se si trovano invaci, o soffiature o fessure nel «primo rinforzo oppure sul piano dell'anima» il pezzo viene rifiutato."

Vittorio Marchis, Storia delle macchine
  
La differenza negli standard di precisione causò notevoli problemi nel momento in cui venne ricevuta una partita di cannoni di origine inglese, dove evidentemente le prove di valutazione erano meno restrittive: molte delle canne non rientravano infatti negli standard torinesi. 
La mancanza di una convenzione internazionale nelle misura (che sarebbe stata introdotta solo con la nascita del SI in seguito alla Rivoluzione Francese) comporta una notevole differenza tra le misure relative, per esempio, al peso delle palle dei cannoni nei vari Paesi europei.

Un ambito in cui la precisione nella lavorazione è particolarmente importante è il design e la produzione dei proiettili per armi da fuoco portatili: tali proiettili infatti devono essere realizzati in modo tale da sigillare la canna dell'arma ed allo stesso tempo non esercitarla in modo esagerato, cosa che causerebbe troppa usura nella canna. 

Per approfondire l'argomento del proiettile o della storia delle armi da fuoco rimando ai rispettivi post. 

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