domenica 9 giugno 2013

Il potere d'arresto


Quando si parla della letalità delle armi da fuoco portatili si tratta in realtà di definire il potere d'arresto di un proiettile sparato da queste armi, ovvero dalla capacità che il proiettile ha di "abbattere", nel senso più letterale del termine, una minaccia. Una particolare efficacia in questo dipende da vari fattori, ovvero la capacità di cedere energia cinetica del proiettile, la sua velocità, la sua deformabilità e la sua capacità di penetrazione. 




La velocità del proiettile è quella che dà energia al proiettile secondo la formula E=1/2m*v^2 descritta meglio nel post sulle unità di misura, dunque un proiettile con velocità più elevata ha un'energia cinetica superiore. Tale energia cinetica viene liberata nel bersaglio e produce l'onda d'urto che è effettivamente quello che lo incapacita.

La capacità del proiettile di liberare energia cinetica dipende principalmente dalle altre tre caratteristiche citate, secondo le seguenti ragioni.

Un proiettile di calibro ridotto ad alta velocità produce una cavitazione maggiore rispetto a uno con calibro maggiore, cosa che spiega la tendenza attuale verso armi dal basso calibro e con alta velocità alla volata: si pensi al passaggio dalle armi di calibro 7.92 diffuse tra tutti gli eserciti nella Seconda Guerra Mondiale all'introduzione dell'M16, uno dei primi fucili con calibro 5.56 o equivalente a essersi diffusi. 

Un proiettile particolarmente deformabile risulta essere più pericoloso appunto per questo fatto, in quanto all'impatto aumenta la sua dimensione e diventa irregolare, causando danni di gran lunga maggiori sul bersaglio. Un'altra caratteristica che incrementa la deviazione dalla traiettoria iniziale è l'instabilità del proiettile: se questo è particolarmente instabile (per esempio, il proiettile  proiettile utilizzato dalle forze NATO, il 5,56x45 mm ha un baricentro molto arretrato) viene deviato facilmente e dunque allarga ancora la ferita.

La capacità di penetrazione di un proiettile di un proiettile influenza la strada che questo percorre all'interno del bersaglio, con la conseguenza che il colpo rimanga al suo interno oppure che esca dall'altra parte. Tale caratteristica viene solitamente richiesta in ambito militare, dove il proiettile deve attraversare il giubbotto antiproiettile usato dai soldati nemici. Al contrario, in ambito di sicurezza pubblica un'eccessiva penetrazione significherebbe un pericolo per chiunque si trovi dietro il bersaglio. 

L'effetto pratico dell'impatto del proiettile è la formazione di una cavità (la cavitazione nominata sopra) che tende ad allargarsi con l'onda d'urto, richiudendosi però dopo pochi millisecondi. L'energia non viene però completamente dissipata dall'urto, cosa che fa sì che la ferita si apra e chiuda più volte, allargandosi e aumentandone la gravità. 

Esistono alcuni tipi di proiettili, detti informalmente Dum Dum, progettati in modo tale da espandersi all'impatto, cosa che rende la ferita molto più grave e difficile da curare. Tali proiettili non sono solitamente usati in ambito militare perché non causano ferite immediatamente letali, quanto piuttosto ferite che conducono a una morte per dissanguamento dopo un certo tempo, mentre vengono utilizzati per la caccia e in alcune forze di polizia.

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