domenica 21 aprile 2013

Retrospettiva su Robert Capa


Non è sempre facile stare in disparte e non essere in grado di fare nulla, se non registrare le sofferenze che stanno intorno.
Robert Capa


Oggi sono andato a visitare la retrospettiva su Robert Capa, in mostra a Palazzo Reale fino al prossimo luglio, per scoprire qualcosa di più su quello che venne definito dalla rivista Picture Post "il migliore fotoreporter di guerra del mondo" attraverso le sue immagini. 

Sebbene non riguardi direttamente l'argomento del blog, mi è sembrato appropriato fare un intervento relativo a questa mostra. Il poter vedere fotografie d'epoca, specie di un periodo storico che mi ha sempre appassionato moltissimo è una motivazione sufficiente per descrivere quanto esposto.

Essendo una retrospettiva, sono state scelte numerose foto realizzate da Capa tra il 1936 durante la guerra civile in Spagna fino alla guerra in Indocina, dove morì a soli 40 a causa di una mina antiuomo, passando per i combattimenti in Cina, Italia, Francia, Germania, all'istituzione dello Stato di Israele. Quello che più mi ha colpito in tutta la mostra è la capacità di Capa di cogliere le emozioni del soggetto per riportarle sulla pellicola, trasmettendole quindi a chi le ammirerà: molte delle sue foto rappresentano i sopravvissuti, non i morti, per trasmettere la difficoltà di questi nel continuare dopo aver perso tutto.

Tra le altre cose, bisogna notare come molte delle foto del reporter siano state realizzate nel mezzo dei combattimenti: Capa sbarcò nella spiaggia di Omaha, insieme ai GI americani e sotto il fuoco di mitragliatrici e mortai, trovando alcuni dei suoi scatti più famosi.

La foto che mi ha colpito di più è stata probabilmente quella che riporto qui sotto, raffigurante un soldato americano morto negli ultimi giorni di guerra in Europa, ucciso da un cecchino tedesco mentre si trovava appostato su un balcone. Quello che ha reso questa foto così particolare per me è stato sapere che Capa si sia trovato in quella stessa stanza mentre è successo il fatto, cosa che mi ha fatto sentire in qualche modo ancora più vicino alla morte dell'uomo. Non è stata l'unica immagine a risultarmi emozionante, ma l'essere portati così vicino alla morte di un uomo (condizione sottolineata dalla pozza di sangue sul pavimento) l'ha resa più "potente" di ogni altra.

One of the last soldiers to die
©Robert Capa

 Riporto infine un link con le informazioni per la mostra: A PALAZZO REALE SI CELEBRA ROBERT CAPA

mercoledì 17 aprile 2013

Se fosse...


Prendendo spunto da quanto detto dal professore durante la lezione di oggi, ho provato ad immaginare l'argomento di questo blog come qualcosa di diverso, per dare un'idea di quello che potrebbe essere in altri ambiti quello che sto descrivendo. 

Per questo, ho cercato un dipinto, un film, una canzone, un luogo che descrivano "le armi da fuoco". 

Gas guns, il "next level" delle armi a proiettile

In questo brevissimo intervento segnalo un articolo comparso sul sito della NASA e che tratta di prototipi di "gas guns", ovvero di bocche da fuoco (sviluppate con intenti diversi dall'uso militare) che utilizzano gas d'idrogeno supercompresso per spingere i proiettili fino a una velocità di circa 27.000 km/h, in modo tale da simulare l'impatto di microasteroidi e detriti sugli scafi dei satelliti in orbita attorno alla Terra.



http://www.nasa.gov/centers/wstf/laboratories/hypervelocity/gasguns.html

venerdì 12 aprile 2013

Il proiettile


"Miei cari colleghi, ripigliò quest'ultimo, io sarò breve; lascerò da banda la palla fisica, la palla che uccide, per non considerare che la palla matematica, la palla morale. La palla è per me la più brillante manifestazione dell'umana potenza: è in essa che la nostra facoltà si riassume tutta intera, si fu nel crearla che l'uomo si avvicinò meglio al Creatore!" [...] "Infatti, se Dio ha fatto le stelle ed i pianeti, l'uomo ha fatto la palla, questo criterium di velocità terrestre, questa riduzone degli astri erranti nello spazio, e che non sono, per dire il vero, che proiettili!"
 Dalla Terra alla Luna, Jules Verne, pagina 50, cap. Inno al Proiettile


INDICE
  1. Distinzioni
  2. Funzionamento
  3. Polvere
  4. Rigatura

Se non tanto per la modalità di fuoco, ciò che effettivamente accomuna tutte le armi di questo tipo è il fatto di scagliare un proiettile di qualche genere. Se agli inizi il proiettile poteva essere una semplice pietra (o palle di metallo pieno), nel periodo odierno i proiettili sono estremamente specializzati e differenziati nel loro uso, a partire dal calibro del proiettile stesso per arrivare al disegno e al tipo di carica. Si può dire che il proiettile definisca l'arma, come viene notato sempre nel libro:
"[...]mi è sembrato che la questione del proiettile debba avere la preminenza su quella del cannone, e che le dimensioni di questo debbano dipendere dalle dimensioni di quello."
[Dalla Terra alla Luna, Jules Verne, pagina 49, cap. Inno al Proiettile]

giovedì 11 aprile 2013

Le fortificazioni: dai torrioni alle casematte


 INDICE
  1. Le macchine nevrobalistiche
  2. La nuova architettura
  3. Bunker e casematte
Riprendendo il discorso fatto dal professore nella lezione del 10 aprile, inizio qui a descrivere come la diffusione dei cannoni sulle armi da fuoco abbia profondamente modificato l'arte delle fortificazioni: parlerò della loro evoluzione nel corso dei secoli, necessaria per fronteggiare armi da fuoco sempre più potenti. Ho anche realizzato un post approfondito sulle protezioni usate da soldati e veicoli.